Igantibe: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Igantibe (Immunoglobulina Umana Antiepatite B): sicurezza e modo d’azione

Igantibe (Immunoglobulina Umana Antiepatite B) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

Immunoprofilassi dell’epatite B.

In caso di esposizione accidentale in soggetti non immunizzati (incluse le persone il cui stato di vaccinazione è incompleto o sconosciuto).

Nei pazienti in emodialisi, fino a quando la vaccinazione non diventi efficace.

Nel neonato di madre portatrice del virus dell’epatite B.

Nei soggetti che dopo la vaccinazione non hanno mostrato una risposta immunitaria (anticorpi anti-epatite B non misurabili) e per i quali è necessaria una prevenzione continua a causa del rischio persistente di essere infettati dal virus dell’epatite B.

Profilassi di mantenimento della recidiva di epatite B dopo trapianto di fegato nell’insufficienza epatica indotta da epatite B.

Igantibe: come funziona?

Ma come funziona Igantibe? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Igantibe

Gruppo farmacoterapeutico: sieri immuni ed immunoglobuline

Immunoglobulina anti-epatite B Codice ATC: J06BB04

Igantibe contiene principlamente immunoglobuline G (IgG) con un contenuto alto di anticorpi specifici contro l’antigene di superficie del virus dell’epatite B (HBs).


Igantibe: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Igantibe, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Igantibe

Le immunoglobuline anti-epatite B per uso intramuscolare sono biodisponibili nella circolazione sanguigna del ricevente dopo 2-3 giorni dall’iniezione.

Le immunoglobuline umane anti-epatite B hanno un’emivita di circa 3-4 settimane. Tale emivita può variare da paziente a paziente.

Le immunoglobuline IgG e gli immunocomplessi sono catabolizzati nel sistema reticolo-endoteliale.


Igantibe: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Igantibe agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Igantibe è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Igantibe: dati sulla sicurezza

Le immunoglobuline sono costituenti fisiologici del corpo umano. Test di tossicità a dose singola effettuati sugli animali non hanno rilevanza in quanto dosi più elevate danno origine a sovradosaggio.

Test di tossicità a dosi ripetute e studi di tossicità embrio-fetale non sono effettuabili a causa dell’induzione di anticorpi e delle interferenze indotte dalla produzione di anticorpi. Non sono disponibili studi sugli effetti del medicinale sul sistema immunitario del neonato.

Considerato che l’esperienza clinica non ha evidenziato effetti mutageni o oncogeni correlati all’uso di immunoglobuline, gli studi preclinici sperimentali non sono ritenuti necessari, in modo particolare quelli su specie eterologhe.


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Igantibe: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Igantibe

Igantibe: interazioni

Interferenze con i vaccini a base di virus vivi attenuati

La somministrazione di immunoglobuline può ridurre l’efficacia dei vaccini a base di virus vivi attenuati come quelli contro il morbillo, la rosolia, la parotite e la varicella, per un periodo di 3 mesi. Dopo la somministrazione d’immunoglobulina umana anti-epatite B, devono trascorrere almeno 3 mesi prima di effettuare una vaccinazione con vaccini a base di virus vivi attenuati. In caso di vaccinazione per il morbillo, questa diminuzione può durare fino ad un anno. Pertanto i pazienti che ricevono il vaccino per il morbillo devono essere sottoposti a controlli periodici dei livelli di anticorpi.

L’immunoglobulina umana anti-epatite B deve essere somministrata 3-4 settimane dopo la vaccinazione fatta con un vaccino a base di virus vivo attenuato; nel caso in cui la somministrazione d’immunoglobulina umana anti-epatite B sia necessaria entro 3-4 settimane dalla vaccinazione con virus vivo attenuato, la vaccinazione deve essere ripetuta 3 mesi dopo la somministrazione dell’immunoglobulina anti-epatite B.

Interferenze con i test sierologici

Dopo la somministrazione di immunoglobuline, si può verificare un aumento transitorio di vari anticorpi, trasmessi passivamente nel sangue del paziente, che può dare origine a risultati falsi positivi nei test sierologici.

La trasmissione passiva di anticorpi contro gli antigeni eritrocitari (ad esempio: A, B, D) può interferire con alcune analisi sierologiche per gli anticorpi eritrocitari (test di Coombs).

Popolazione pediatrica

Si prevede che le stesse interazioni indicate per gli adulti possano essere osservate anche nella popolazione pediatrica.


Igantibe: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Igantibe: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

Igantibe non altera o altera in modo trascurabile la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari.

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco